Anima Confindustria ha presentato a Bruxelles il Manifesto della Meccanica 2025 per l’Ue

Pubblicato il 21/10/2025
Anima Confindustria ha presentato a Bruxelles il Manifesto della Meccanica 2025 per l’Ue

Consiglio generale al Parlamento europeo per difendere la competitività industriale. Almici “Non chiediamo protezioni, ma condizioni giuste per competere”

Una delegazione di Anima Confindustria ha incontrato oggi al Parlamento Europeo la vicepresidente del Parlamento europeo, Antonella Sberna, e rappresentanti delle istituzioni europee per condividere le priorità dell’industria meccanica italiana. La missione, organizzata dall’Ufficio Anima Bruxelles, ha avuto l’obiettivo di sollecitare un impegno politico e operativo affinché l’Unione Europea offra una risposta strategica di fronte ai dazi imposti dagli Stati Uniti e alle sfide della transizione ecologica, che rischiano di compromettere la competitività della manifattura europea.

Durante l’incontro è stato presentato il documento “Manifesto della Meccanica 2025 per l’UE – Un nuovo patto per l’industria italiana ed europea”, frutto di un ampio lavoro di analisi e confronto con le trentaquattro associazioni federate Anima. Il documento propone tre direttrici di azione: rilanciare una politica industriale europea coordinata, con strumenti concreti e semplificazioni normative; gestire in modo equilibrato la transizione ecologica, integrando innovazione di frontiera e tecnologie già disponibili; tutelare l’export e la concorrenza internazionale, chiedendo una risposta alle nuove barriere commerciali che colpiscono in modo sproporzionato la meccanica.

«Serve un’Europa capace di fornire risposte operative e non solo politiche», ha dichiarato Pietro Almici, presidente di Anima Confindustria. «Le imprese della meccanica hanno bisogno di politiche industriali chiare ed efficaci per affrontare le sfide che ci attendono. Dobbiamo difendere la competitività e il know how delle nostre imprese, per difendere la capacità produttiva e tecnologica dell’Europa stessa».

Il Manifesto evidenzia come l’industria rappresentata da Anima – oltre 55,5 miliardi di euro di fatturato, più di 221.000 addetti e una forte propensione all’export – costituisca il cuore del sistema produttivo europeo. Tuttavia, la combinazione di crisi geopolitiche, nuove normative ambientali e tensioni commerciali rischia di ridisegnare gli equilibri industriali globali a nostro svantaggio.

Il tema più importante discusso a Bruxelles è stato quello dei dazi americani, che colpiscono duramente la meccanica industriale e strumentale. A fronte dell’accordo quadro siglato tra Ue e Usa, la Casa Bianca ha deciso successivamente di introdurre nuovi dazi al 50% sulle componenti in acciaio e alluminio su 407 codici doganali - che vanno a colpire l’80% della produzione dei settori rappresentati da Anima – portando i dazi a una percentuale di gran lunga superiore al 15%, appesantendo inoltre l’iter burocratico da parte delle aziende della meccanica. La Federazione ha ribadito che non è possibile pianificare l’export senza regole doganali chiare e un sostegno europeo coordinato. Il rischio, già concreto, è la perdita di quote di mercato negli Stati Uniti, primo partner extraeuropeo del comparto.

Tra le altre priorità emerse, l’istanza dell’industria per un approvvigionamento energetico sicuro, accessibile e a costi competitivi: una condizione essenziale per la sostenibilità delle filiere produttive. La transizione deve bilanciare ambizione ambientale e realismo economico, integrando soluzioni pronte all’impiego e innovazioni di lungo periodo.

La Federazione sostiene inoltre la necessità di un Clean Industrial Deal, che sia un continuo del Green Deal europeo, ma fondato su neutralità tecnologica e competitività. Le imprese devono poter scegliere le migliori tecnologie disponibili per ridurre le emissioni, senza vincoli che penalizzano la produzione e l’occupazione.

Contestualmente, Anima propone di rafforzare il dialogo con le istituzioni europee per diversificare i mercati di destinazione, puntando su accordi con il Mercosur e nuovi partenariati con aree in crescita emergenti in Asia e in Africa. Tali intese devono garantire reciprocità normativa e standard europei di qualità e sicurezza, tutelando i produttori europei da concorrenza sleale e importazioni non conformi.

«Il confronto di Bruxelles – ha concluso Almici – con europarlamentari appartenenti a tutti i gruppi politici del Parlamento europeo, è stato un momento fondamentale per riaffermare il ruolo della meccanica come pilastro della competitività europea. Chiediamo una visione strategica che metta le imprese nelle condizioni di investire, innovare e crescere. In quest’incontro, che ha visto coinvolto tutto il Consiglio Generale di Anima, abbiamo ribadito il rischio di tutta l’Europa di indebolire i propri asset produttivi e di perdere terreno rispetto ad altri blocchi economici. Non chiediamo protezioni o favoritismi, ma condizioni giuste per competere».

La missione si inserisce nel quadro delle attività istituzionali di Anima Bruxelles, che rappresenta la voce della meccanica italiana presso le istituzioni comunitarie, favorendo il dialogo costante tra imprese, europarlamentari e stakeholder del sistema industriale. Con il Manifesto della Meccanica 2025 per l'Ue, Anima rinnova il proprio impegno a collaborare con la Commissione e il Parlamento per una politica europea della competitività capace di coniugare sostenibilità, autonomia e crescita.

Per maggiori informazioni: ANIMA Confindustria meccanica varia

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Il presidente di Anima Confindustria, Pietro Almici, lancia una richiesta di azione al Commissario Ue Maroš ŠefčovičIn un contesto globale sempre più complesso e competitivo, l'industria meccanica italiana rappresentata da Anima Confindustria sta affrontando sfide significative a causa dei recenti dazi imposti dagli Stati Uniti. Il 19 agosto, la Casa Bianca ha annunciato l'introduzione di dazi fino al 50% su prodotti e componenti in acciaio, alluminio e derivati, una misura che minaccia la competitività delle imprese italiane nel primo mercato di riferimento per il settore meccanico, con esportazioni che nel 2024 hanno raggiunto i 4,4 miliardi di euro.Pietro Almici, presidente di Anima Confindustria, ha dichiarato: «È fondamentale che l'Unione Europea risponda in modo coordinato a queste misure protezionistiche. In occasione della sua visita in Italia, chiediamo al Commissario Ue Maroš Šefčovič di intensificare le trattative con il governo statunitense per ridurre gli oneri burocratici ed eliminare gli extra-dazi sui prodotti della meccanica contenenti acciaio, alluminio e rame. Riteniamo necessario definire una strategia di difesa e accelerare la diversificazione dei mercati, includendo nuovi accordi commerciali come quello con il Mercosur. L'industria meccanica è storicamente il motore dello sviluppo economico e sociale dell'Europa. Le imprese del settore non solo trainano le esportazioni, ma contribuiscono anche significativamente alla stabilità economica e alla coesione sociale, con il 60% della produzione destinato all'export. In questo momento storico – prosegue Almici – accordi specifici tra dogane statunitensi ed europee permetterebbero di ridurre le conseguenze burocratiche, che nel caso delle Pmi può determinare l’impiego anche di 2-3 persone per due settimane da dedicare a una sola commessa. Un costo aziendale chiaramente insostenibile per le aziende piccole e medie che sono la stragrande maggioranza del tessuto manifatturiero meccanico italiano.»Nonostante le recenti tensioni commerciali, l'export meccanico ha dimostrato una notevole resilienza. Nel primo semestre 2025 il fatturato export dei settori rappresentati da Anima Confindustria si è mantenuto stabile, con una crescita di +0,4% che ha permesso di superare i 19,8 miliardi di euro (dati ufficio Statistica e Market Intelligence di Anima). In questo scenario, è cruciale per l'industria meccanica sviluppare nuove strategie per salvaguardare e ampliare il mercato. La diversificazione delle destinazioni, già in atto verso Nord America, Medio Oriente e Africa, rappresenta una leva strategica per rinforzare l’export italiano e migliorare la bilancia commerciale, che ha mostrato segni di riequilibrio negli ultimi anni. Un buon esempio potrebbe arrivare dal Piano Mattei, lanciato nel 2024, che offre un'opportunità concreta per il rilancio delle capacità tecnologiche italiane in Africa, sostenendo lo sviluppo locale attraverso partenariati paritari e creazione di opportunità per le Pmi meccaniche europee. Allo stesso modo, in Europa, l’armonizzazione e la diffusione degli standard tecnici europei nei Paesi partner permetterebbe di facilitare l’export e l’integrazione industriale nel nostro continente.«Chiediamo che nelle prossime trattative commerciali, l'Unione Europea inserisca strumenti concreti per la convergenza normativa, al fine di ridurre tempi e costi e creare corridoi industriali senza barriere», ha aggiunto Almici. «La posizione strategica dell'Italia nell’industria manifatturiera dell’Ue è fondamentale per garantire una performance commerciale solida e contribuire alla diffusione degli standard industriali europei.»ANIMA Confindustria è l'organizzazione industriale di categoria che, all'interno di Confindustria, rappresenta le aziende della meccanica varia e affine, un settore che occupa 221.700 addetti per un fatturato di 55,5 miliardi di euro e una quota export/fatturato del 59% (dati Ufficio Studi Anima). I macrosettori rappresentati da ANIMA sono: edilizia e infrastrutture; movimentazione e logistica; produzione alimentare; produzione di energia; produzione industriale; sicurezza e ambiente

05/11/2025 Leggi di più

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Tra i Paesi di destinazione crescono i ricavi verso Stati Uniti, Germania e Arabia Saudita, calano invece in Cina. Codice Ateco “Altri rubinetti e valvole" è all’ottavo posto nella classifica dei primi dieci prodotti italiani per saldo commerciale nel 2024, con un valore di 5,3 miliardi di euro.Durante l’assemblea a Milano presenti 12 associazioni internazionali (da USA, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito) riunite per il "Milano White Paper", il position paper condiviso su idrogeno, nucleare ed energia.Principali fattori di rischio per il 2026: dazi verso gli Stati Uniti, eccessivo carico burocratico e doganale, svalutazione del dollaro, aumento del prezzo del rame, carenza strutturale di personale qualificato, e impatto del quadro normativo. Inoltre, il settore energetico è la sfida per migliorare la competitività delle imprese, con il prezzo dell’energia che resta tra i più elevati nella UE.Le valvole e i rubinetti sono ovunque, dal settore energetico alle nostre case fino agli impianti industriali e alle infrastrutture. E l’Italia, con circa 500 imprese industriali e 30mila addetti, si conferma un’eccellenza a livello globale, posizionandosi come secondo mercato per dimensione più forte in Europa, dopo la Germania, e tra i primi sei a livello mondiale, insieme a Corea, Giappone, Cina, Usa e Germania.Secondo i dati dell’Ufficio Statistica di Anima Confindustria, presentati a Milano il 24 Ottobre da Sandro Bonomi, Presidente dell’Associazione Italiana Costruttori Valvole e Rubinetteria (federata ad Anima Confindustria) nel corso dell’assemblea annuale dei soci AVR, nel 2024 il settore ha raggiunto un fatturato di 9,55 miliardi di euro, registrando una crescita dell’1,8% rispetto al 2023. L’export si conferma il principale motore del comparto, rappresentando il 63% dei ricavi. Anche nel primo semestre del 2025, le vendite verso l’estero sono cresciute del 4,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, superando i 3 miliardi di euro.Tra i Paesi di destinazione, nei primi sei mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2024, gli Stati Uniti si confermano al primo posto sia per quota di export (11,3%, pari a 343,4 mln di euro), sia per crescita (+19,4%). Seguono la Germania, con una quota dell’8,9% (272,2 mln di euro, +1,9%) e l’Arabia Saudita, anch’essa all’8,9% (271,9 mln di euro, +13,3%). La Cina, con una quota del 6,1% (186,9 mln di euro), registra invece una contrazione del 4,4%.Un settore strategico, come emerge dall’analisi presentata da Marco Fortis, Vice Presidente di Fondazione Edison: il codice Ateco “Altri rubinetti e valvole” si colloca all’ottavo posto nella classifica dei primi dieci prodotti italiani (Ateco a 4 cifre) per saldo commerciale nel 2024, con un valore di 5,3 miliardi di euro[1], davanti a comparti come la farmaceutica di base e i componenti per autoveicoli.Dall’assemblea emergono segnali positivi per lo sviluppo del comparto, ma anche criticità che potrebbero incidere sulla competitività delle imprese.Tra le opportunità, l’accordo commerciale tra Unione Europea e Paesi del Mercosur apre nuovi spazi di crescita, prevedendo la graduale eliminazione dei dazi su oltre il 90% dei prodotti industriali: un’intesa che offre al settore italiano delle valvole e dei rubinetti la possibilità di rafforzare la presenza in Sud America - in particolare in Brasile e Argentina - e di diversificare i flussi di export, riducendo per quanto possibile la dipendenza da mercati soggetti a tensioni tariffarie.Tra i fattori di rischio, invece, preoccupa l’incertezza costituita dai dazi verso gli Stati Uniti, primo mercato di destinazione per il comparto, che potrebbe comportare nei prossimi anni una contrazione del fatturato attualmente difficilmente quantificabile.A questo si aggiungono ulteriori fattori di rischio: l’eccessivo carico burocratico e doganale, che aumenta sensibilmente il lavoro necessario per l’export, sottraendo risorse alla produzione e alla vendita; la carenza strutturale di personale qualificato, in particolare figure tecniche e specializzate; l’impatto del cambiamento del quadro normativo, che potrebbe penalizzare le imprese italiane; la perdita di competitività dovuta al rafforzamento dell’Euro sul dollaro USA; il considerevole aumento del prezzo del rame che pare si protrarrà nei prossimi anni. Inoltre, bisognerà prestare particolare attenzione al settore energetico, i cui costi, tra i più alti della Ue, impattano direttamente sulle imprese italiane. Nucleare, idrogeno, transizione verso fonti energetiche pulite sono quindi le sfide per rendere le nostre imprese più competitive rispetto agli altri Paesi. “Il settore delle valvole e della rubinetteria rappresenta un’eccellenza a livello globale: un comparto altamente specializzato, riconosciuto in tutto il mondo per qualità, innovazione e capacità di servire mercati complessi - dichiara Sandro Bonomi, Presidente di Avr - Le nostre aziende si trovano oggi ad affrontare sfide strutturali rilevanti: la complessità burocratica, i dazi, la carenza di personale tecnico qualificato e i costi dell’energia, tra i più alti nella UE, rappresentano ostacoli concreti alla crescita e alla competitività. In questa fase è fondamentale che le istituzioni e il Governo collaborino a stretto contatto con associazioni e imprese per preservare un comparto che oggi vale quasi 10 miliardi di euro e rimane strategico per l’intero Sistema Paese. L’assemblea di oggi è stata un momento essenziale di confronto sul futuro del settore grazie anche alla presenza di rappresentanti politici, associazioni internazionali ed esperti di mercato. Un’occasione fondamentale per consolidare la reputazione globale dell’industria italiana delle valvole e dei rubinetti, emblema di innovazione e di qualità del Made in Italy.” L’agenda dell’assemblea annuale soci AvrL’assemblea ha riunito rappresentanti istituzionali, economisti, analisti geopolitici, operatori del settore e 12 associazioni internazionali provenienti da Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito e altri paesi, riunite a Milano per il “Milano White Paper”, il position paper condiviso su idrogeno, nucleare ed energia, confermando il capoluogo lombardo come punto di riferimento globale per l’industria e mettendo in luce la forza dell’export, la rilevanza economica e il ruolo strategico del Made in Italy. Dopo gli interventi iniziali di Sandro Bonomi, Presidente di Avr, e di Marco Fortis, Vice Presidente Fondazione Edison, moderati da Greta Cristini, analista geopolitica, l’assemblea si è sviluppata in cinque open panel tematici:Capitale umano: Competenze per la crescita del settoreEnergia e industria: Clean Industrial Deal, energia e industria al centro della transizioneIdrogeno e Nucleare: Prospettive italiane nel nuovo contesto energeticoAcqua / Chimica: Water Resilience Strategy, DWD, Pfas, Piombo, Cromo VISostenibilità e compliance: Salvaguardare la competitività dell'industria tra CBAM e tassonomia.Ogni panel ha affrontato temi chiave per le imprese associate, tra cui internazionalizzazione, innovazione tecnologica, transizione energetica, idrogeno, nucleare, processi produttivi e sviluppo delle competenze delle Pmi.L’assemblea ha posto l’attenzione sul futuro del comparto, con un focus sul nuovo nucleare italiano, che sarà presentato alla World Nuclear Exhibition, la fiera mondiale del nucleare di Parigi il 4 novembre con una collettiva italiana di 28 aziende realizzata grazie a Italian Trade Agency e Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale su proposta ANIMA Confindustria, e sugli sviluppi nell’idrogeno, settori in cui le valvole italiane rappresentano componenti essenziali. 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Nel 2024 il comparto ha raggiunto un fatturato di 9,55 miliardi di euro, con una quota export/fatturato che supera il 60% (dati Ufficio Studi Anima).ANIMA Confindustria Meccanica Varia è l'organizzazione industriale di categoria che, all’interno di Confindustria, rappresenta le aziende della meccanica varia e affine, un settore che occupa 221.700 addetti per un fatturato di 56 miliardi di euro e una quota export/fatturato del 60% (dati Ufficio Studi Anima). I macrosettori rappresentati da ANIMA sono: edilizia e infrastrutture; movimentazione e logistica; produzione alimentare; produzione di energia; produzione industriale; sicurezza e ambiente.

03/11/2025 Leggi di più

Export meccanica italiana: primo semestre 2025 stabile, ma con segnali di incertezza

I dati Anima evidenziano crescita marginale (+0,4%), settori in forte polarizzazione e pressione competitiva dall'esteroIl primo semestre 2025 si chiude con un export complessivo della meccanica varia italiana sostanzialmente stabile, registrando una crescita marginale dello 0,4% (per un totale di 19,84 miliardi di euro) rispetto allo stesso periodo del 2024. Un dato che fotografa un settore resiliente ma anche un quadro di incertezza crescente, con prestazioni percentuali molto polarizzate che rivelano comparti in forte espansione e altri in netta contrazione. Sono questi i principali risultati emersi dall'analisi condotta dall'ufficio Statistica e Market intelligence di Anima Confindustria sui dati del primo semestre dell'anno. Il comparto della meccanica varia continua a confermare la propria vocazione all'export, con circa il 60% della produzione destinata ai mercati esteri. Ciò nonostante, i dati del primo semestre evidenziano dinamiche contrastanti che richiedono particolare attenzione.Tra i settori che hanno registrato le performance migliori spiccano i produttori di turbine idrauliche e a vapore, seguiti dalle attrezzature frigorifere per il commercio, in forte crescita con un incremento del 20,8% rispetto al primo semestre 2024 (pari a 407 milioni di euro esportati). Al terzo posto troviamo i forni industriali con un incremento del 12,5%, nonché le macchine e forni per panifici, che registrano un ottimo +9,2. Il settore valvolame e rubinetteria conferma una solida crescita, mantenendosi come pilastro dell'export italiano con oltre 3 miliardi di euro (+4,6%).All'opposto, i settori in maggiore difficoltà evidenziano contrazioni significative. I carrelli industriali subiscono il calo più marcato con un -20,2%, passando da 1.31 miliardi a 1.05 miliardi di euro. Anche i motori a combustione interna registrano una forte contrazione del -19,7%, riflettendo probabilmente la transizione in corso verso soluzioni elettriche e fonti alternative. Sul fronte dei mercati internazionali, nel primo semestre 2025 gli Stati Uniti si sono confermati il primo paese di destinazione (2,3 miliardi di euro totali), anche a causa dell’incremento di ordini da parte delle aziende oltreoceano negli scorsi mesi - con l’obiettivo di fare scorte in vista della piena entrata in vigore dei nuovi dazi. Proprio a causa dei dazi, rimangono forti preoccupazioni per molti comparti della meccanica già a partire dal secondo semestre di quest’anno.La Germania, pur rimanendo il secondo principale mercato per l'export italiano (1,87 miliardi di euro e -3,3%), continua a registrare segnali di debolezza, confermando un trend negativo che si protrae ormai da diversi trimestri. Anche la Francia mostra fragilità crescenti (-6,3%), con contrazioni marcate in diversi comparti, evidenziando come l'instabilità economica e politica stia pesando sulla domanda industriale interna. Nondimeno, diverse aziende della meccanica italiana hanno dimostrato capacità di diversificazione geografica, trovando sbocchi in mercati extraeuropei – soprattutto in Arabia e Emirati Arabi Uniti. In Europa, netta crescita per l’export verso la Spagna (+13,1%) che sale al quarto posto tra le destinazioni della meccanica Anima, con un totale di 934 milioni di euro. Sul fronte dell'import i dati evidenziano una crescita generale significativa del 6,7%, segnalando una pressione competitiva crescente da parte di fornitori esteri. Particolarmente rilevante è la dinamica degli impianti aeraulici, il cui import registra un incremento del 26,9%, e delle macchine e forni per panifici: +109% rispetto al dato dell’anno scorso. Anche gli articoli casalinghi mostrano un'esplosione dell'import (+32,6%). «I risultati del primo semestre confermano che l'industria meccanica italiana, rispetto al periodo del primo semestre 2024, mantiene una sostanziale stabilità, dimostrando ancora una volta la propria resilienza e capacità di adattamento», dichiara Pietro Almici, presidente di Anima Confindustria. «Questo dato, pur positivo in un contesto internazionale complesso, evidenzia però un arresto della crescita. La meccanica varia italiana ha dimostrato negli ultimi anni una straordinaria forza e capacità di rimbalzo, sapendo diversificare i mercati di sbocco anche in momenti critici. Tuttavia, le tensioni geopolitiche, la questione dei dazi statunitensi, l'indebolimento dei principali partner europei e la crescente pressione competitiva dall'estero generano incertezza per il futuro. Pur mantenendo la propria solidità strutturale, l’industria meccanica si trova ad affrontare sfide sempre più pressanti. La capacità dimostrata dalle imprese italiane di mantenere buone posizioni sui mercati globali rappresenta un elemento positivo, ma la situazione richiede attenzione costante e interventi strutturali per tutelare la competitività di una branca strategica per l’intera economia nazionale, senza dimenticare il tessuto sociale implicitamente coinvolto. È fondamentale che le istituzioni nazionali ed europee sostengano il comparto con politiche industriali mirate, favorendo la competitività delle imprese e garantendo condizioni di concorrenza equa sui mercati internazionali».ANIMA Confindustria è l'organizzazione industriale di categoria che, all'interno di Confindustria, rappresenta le aziende della meccanica varia e affine, un settore che occupa 221.700 addetti per un fatturato di 55,5 miliardi di euro e una quota export/fatturato del 59% (dati Ufficio Studi Anima). I macrosettori rappresentati da ANIMA sono: edilizia e infrastrutture; movimentazione e logistica; produzione alimentare; produzione di energia; produzione industriale; sicurezza e ambiente.

03/11/2025 Leggi di più

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