I dati Anima evidenziano crescita marginale (+0,4%), settori in forte polarizzazione e pressione competitiva dall'estero
Il primo semestre 2025 si chiude con un export complessivo della meccanica varia italiana sostanzialmente stabile, registrando una crescita marginale dello 0,4% (per un totale di 19,84 miliardi di euro) rispetto allo stesso periodo del 2024. Un dato che fotografa un settore resiliente ma anche un quadro di incertezza crescente, con prestazioni percentuali molto polarizzate che rivelano comparti in forte espansione e altri in netta contrazione. Sono questi i principali risultati emersi dall'analisi condotta dall'ufficio Statistica e Market intelligence di Anima Confindustria sui dati del primo semestre dell'anno.
Il comparto della meccanica varia continua a confermare la propria vocazione all'export, con circa il 60% della produzione destinata ai mercati esteri. Ciò nonostante, i dati del primo semestre evidenziano dinamiche contrastanti che richiedono particolare attenzione.
Tra i settori che hanno registrato le performance migliori spiccano i produttori di turbine idrauliche e a vapore, seguiti dalle attrezzature frigorifere per il commercio, in forte crescita con un incremento del 20,8% rispetto al primo semestre 2024 (pari a 407 milioni di euro esportati). Al terzo posto troviamo i forni industriali con un incremento del 12,5%, nonché le macchine e forni per panifici, che registrano un ottimo +9,2. Il settore valvolame e rubinetteria conferma una solida crescita, mantenendosi come pilastro dell'export italiano con oltre 3 miliardi di euro (+4,6%).
All'opposto, i settori in maggiore difficoltà evidenziano contrazioni significative. I carrelli industriali subiscono il calo più marcato con un -20,2%, passando da 1.31 miliardi a 1.05 miliardi di euro. Anche i motori a combustione interna registrano una forte contrazione del -19,7%, riflettendo probabilmente la transizione in corso verso soluzioni elettriche e fonti alternative.
Sul fronte dei mercati internazionali, nel primo semestre 2025 gli Stati Uniti si sono confermati il primo paese di destinazione (2,3 miliardi di euro totali), anche a causa dell’incremento di ordini da parte delle aziende oltreoceano negli scorsi mesi - con l’obiettivo di fare scorte in vista della piena entrata in vigore dei nuovi dazi. Proprio a causa dei dazi, rimangono forti preoccupazioni per molti comparti della meccanica già a partire dal secondo semestre di quest’anno.
La Germania, pur rimanendo il secondo principale mercato per l'export italiano (1,87 miliardi di euro e -3,3%), continua a registrare segnali di debolezza, confermando un trend negativo che si protrae ormai da diversi trimestri. Anche la Francia mostra fragilità crescenti (-6,3%), con contrazioni marcate in diversi comparti, evidenziando come l'instabilità economica e politica stia pesando sulla domanda industriale interna. Nondimeno, diverse aziende della meccanica italiana hanno dimostrato capacità di diversificazione geografica, trovando sbocchi in mercati extraeuropei – soprattutto in Arabia e Emirati Arabi Uniti. In Europa, netta crescita per l’export verso la Spagna (+13,1%) che sale al quarto posto tra le destinazioni della meccanica Anima, con un totale di 934 milioni di euro.
Sul fronte dell'import i dati evidenziano una crescita generale significativa del 6,7%, segnalando una pressione competitiva crescente da parte di fornitori esteri. Particolarmente rilevante è la dinamica degli impianti aeraulici, il cui import registra un incremento del 26,9%, e delle macchine e forni per panifici: +109% rispetto al dato dell’anno scorso. Anche gli articoli casalinghi mostrano un'esplosione dell'import (+32,6%).
«I risultati del primo semestre confermano che l'industria meccanica italiana, rispetto al periodo del primo semestre 2024, mantiene una sostanziale stabilità, dimostrando ancora una volta la propria resilienza e capacità di adattamento», dichiara Pietro Almici, presidente di Anima Confindustria. «Questo dato, pur positivo in un contesto internazionale complesso, evidenzia però un arresto della crescita. La meccanica varia italiana ha dimostrato negli ultimi anni una straordinaria forza e capacità di rimbalzo, sapendo diversificare i mercati di sbocco anche in momenti critici. Tuttavia, le tensioni geopolitiche, la questione dei dazi statunitensi, l'indebolimento dei principali partner europei e la crescente pressione competitiva dall'estero generano incertezza per il futuro. Pur mantenendo la propria solidità strutturale, l’industria meccanica si trova ad affrontare sfide sempre più pressanti. La capacità dimostrata dalle imprese italiane di mantenere buone posizioni sui mercati globali rappresenta un elemento positivo, ma la situazione richiede attenzione costante e interventi strutturali per tutelare la competitività di una branca strategica per l’intera economia nazionale, senza dimenticare il tessuto sociale implicitamente coinvolto. È fondamentale che le istituzioni nazionali ed europee sostengano il comparto con politiche industriali mirate, favorendo la competitività delle imprese e garantendo condizioni di concorrenza equa sui mercati internazionali».
ANIMA Confindustria è l'organizzazione industriale di categoria che, all'interno di Confindustria, rappresenta le aziende della meccanica varia e affine, un settore che occupa 221.700 addetti per un fatturato di 55,5 miliardi di euro e una quota export/fatturato del 59% (dati Ufficio Studi Anima). I macrosettori rappresentati da ANIMA sono: edilizia e infrastrutture; movimentazione e logistica; produzione alimentare; produzione di energia; produzione industriale; sicurezza e ambiente.
Dazi usa, un rischio per l’export della meccanica italiana
Il presidente di Anima Confindustria, Pietro Almici, lancia una richiesta di azione al Commissario Ue Maroš ŠefčovičIn un contesto globale sempre più complesso e competitivo, l'industria meccanica italiana rappresentata da Anima Confindustria sta affrontando sfide significative a causa dei recenti dazi imposti dagli Stati Uniti. Il 19 agosto, la Casa Bianca ha annunciato l'introduzione di dazi fino al 50% su prodotti e componenti in acciaio, alluminio e derivati, una misura che minaccia la competitività delle imprese italiane nel primo mercato di riferimento per il settore meccanico, con esportazioni che nel 2024 hanno raggiunto i 4,4 miliardi di euro.Pietro Almici, presidente di Anima Confindustria, ha dichiarato: «È fondamentale che l'Unione Europea risponda in modo coordinato a queste misure protezionistiche. In occasione della sua visita in Italia, chiediamo al Commissario Ue Maroš Šefčovič di intensificare le trattative con il governo statunitense per ridurre gli oneri burocratici ed eliminare gli extra-dazi sui prodotti della meccanica contenenti acciaio, alluminio e rame. Riteniamo necessario definire una strategia di difesa e accelerare la diversificazione dei mercati, includendo nuovi accordi commerciali come quello con il Mercosur. L'industria meccanica è storicamente il motore dello sviluppo economico e sociale dell'Europa. Le imprese del settore non solo trainano le esportazioni, ma contribuiscono anche significativamente alla stabilità economica e alla coesione sociale, con il 60% della produzione destinato all'export. In questo momento storico – prosegue Almici – accordi specifici tra dogane statunitensi ed europee permetterebbero di ridurre le conseguenze burocratiche, che nel caso delle Pmi può determinare l’impiego anche di 2-3 persone per due settimane da dedicare a una sola commessa. Un costo aziendale chiaramente insostenibile per le aziende piccole e medie che sono la stragrande maggioranza del tessuto manifatturiero meccanico italiano.»Nonostante le recenti tensioni commerciali, l'export meccanico ha dimostrato una notevole resilienza. Nel primo semestre 2025 il fatturato export dei settori rappresentati da Anima Confindustria si è mantenuto stabile, con una crescita di +0,4% che ha permesso di superare i 19,8 miliardi di euro (dati ufficio Statistica e Market Intelligence di Anima). In questo scenario, è cruciale per l'industria meccanica sviluppare nuove strategie per salvaguardare e ampliare il mercato. La diversificazione delle destinazioni, già in atto verso Nord America, Medio Oriente e Africa, rappresenta una leva strategica per rinforzare l’export italiano e migliorare la bilancia commerciale, che ha mostrato segni di riequilibrio negli ultimi anni. Un buon esempio potrebbe arrivare dal Piano Mattei, lanciato nel 2024, che offre un'opportunità concreta per il rilancio delle capacità tecnologiche italiane in Africa, sostenendo lo sviluppo locale attraverso partenariati paritari e creazione di opportunità per le Pmi meccaniche europee. Allo stesso modo, in Europa, l’armonizzazione e la diffusione degli standard tecnici europei nei Paesi partner permetterebbe di facilitare l’export e l’integrazione industriale nel nostro continente.«Chiediamo che nelle prossime trattative commerciali, l'Unione Europea inserisca strumenti concreti per la convergenza normativa, al fine di ridurre tempi e costi e creare corridoi industriali senza barriere», ha aggiunto Almici. «La posizione strategica dell'Italia nell’industria manifatturiera dell’Ue è fondamentale per garantire una performance commerciale solida e contribuire alla diffusione degli standard industriali europei.»ANIMA Confindustria è l'organizzazione industriale di categoria che, all'interno di Confindustria, rappresenta le aziende della meccanica varia e affine, un settore che occupa 221.700 addetti per un fatturato di 55,5 miliardi di euro e una quota export/fatturato del 59% (dati Ufficio Studi Anima). I macrosettori rappresentati da ANIMA sono: edilizia e infrastrutture; movimentazione e logistica; produzione alimentare; produzione di energia; produzione industriale; sicurezza e ambiente
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